5 dicembre 2008

un mondo a colori


ROMA, 5 DIC - I Palazzi delle citta' diventeranno verde, rosso e giallo per i composti chimici dei carburanti piu' verdi e per il riscaldamento globale. Emerge da uno studio dell'Universita' dell'East Anglia.Per gli esperti la Torre di Londra e' gia' diventata gialla e rosso-brunastro, per i fumi di diesel e petrolio.I nuovi carburanti emettono inoltre meno solfati che bloccavano la crescita di muschi e licheni.Piogge e venti piu' frequenti laveranno via dagli edifici la fuliggine da carbone.



A prima vista questa notizia potrebbe far sorridere. Credo infatti che possa essere divertente immaginare edifici e monumenti storici cambiare faccia e colorarsi con colori accesi nel giro di poco tempo. Ma credo che scrivendo questo articolo il messaggio che l'autore voleva comunicare al pubblico fosse un altro e che si tratti di un messaggio di sfondo pessimistico, molto pessimistico. Il mondo sta cambiando per colpa nostra, si sta distruggendo per colpa nostra, per colpa di quelle sostanze inquinanti che, nonostante sia stata ribadita più volte la loro pericolosità, continuiamo ad utilizzare. Non ci resta che sperare che i nuovi carburanti più verdi e le nuove innovazioni più ecologiche aiutino il pianeta a sopravvivere e a superare questa ennesima crisi anche se ciò vorrà dire ammirare il Big Ben completamente colorato di giallo.


28 novembre 2008

Ue contro il razzismo, una mossa giusta

BRUXELLES - Chi incita al razzismo e alla xenofobia rischia sanzioni penali da 1 a 3 anni. Lo hanno deciso i ministri della Giustizia Ue, che hanno raggiunto un accordo sull'adozione della decisione quadro. Un comunicato del commissario Ue alla giustizia, Jacques Barrot, spiega che il provvedimento è rivolto contro "coloro che incitano pubblicamente e intenzionalmente alla violenza e all'odio, anche attraverso la disseminazione o la distribuzione di trattati, foto o altro materiale diretto contro un gruppo di persone o un membro di tale gruppo definito in base alla razza, al colore, alla religione, discendenza o origini nazionali o etniche".

http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/ue-razzismo/ue-razzismo/ue-razzismo.html

Sono completamente d'accordo. Dopo gli episodi che si sono verificati in questi ultimi tempi, e che si verificano spesso nella nostra società, la maggior parte dei quali sono fatali o quasi per qualcuno, era ora che un'organizzazione così importante ed autorevole, come è l' Ue, prendesse in mano la situazione ed emanasse una legge che andrà a discapito di tutte quelle persone che incitano la violenza e l'odio a causa di pregiudizi, a mio parere infondati, o addirittura, cosa ancora peggiore, per divertimento.

21 novembre 2008

"Fino a qualche anno fa era l'Italia a non credere in me, adesso sono io che non credo più all'Italia"


Sono tanti i cervelli italiani in fuga. Ricercatori, dottorandi, laureati che frequentano master e specializzazioni post-laurea. Più che i numeri sono le storie a raccontare questo esodo che, di anno in anno, assume dimensioni sempre più consistenti. Nel suo articolo di due giorni fa, il premio Nobel per la Medicina, Renato Dulbecco, scriveva: "Chi vuol fare ricerca se ne va, oggi come ieri, per gli stessi motivi. Perché non c'è sbocco di carriere, perché non ci sono stipendi adeguati, né ci sono fondi per le ricerche e le porte degli (ottimi) centri di ricerca sono sbarrate perché manca, oltre ai finanziamenti, l'organizzazione per accogliere nuovi gruppi e sviluppare nuove idee".




Dove è finita l'Italia dove sono nate le più grandi menti della storia? Dove è finito lo stato che dovrebbe valorizzare i propri cittadini?


Io penso che l'Italia sia caduta veramente in basso, soprattutto in questo ultimo periodo; che sia diventata uno stato dove i fondi e i risparmi dei cittadini vengono usati principalmente per facilitare la vita a pochi (come ai ministri) invece di essere investiti, per esempio, nella ricerca. Ciò gioverebbe a molte più persone e i ricercatori non andrebbero all'estero per continuare gli studi. Fra tutti i ricercatori chiamati in causa per discutere della loro scelta, ovvero per spiegare il perchè abbiano deciso di lasciare l'Italia, una di loro ha detto: "In Italia non torno e non tanto per quei 1000 euro al mese, che mortificano più il frigorifero che l'orgoglio, ma perché l'Italia é un paese che non si merita più né la mia forza, né la mia passione, e tanto meno la ricchezza delle cose che faccio. Perché se fino a qualche anno fa era l'Italia a non credere in me, adesso sono io che non credo più all'Italia". Come si fa davanti ad uno Stato del genere, che sminuisce a tal punto i suoi cittadini, a non essere d'accordo con le scelte di questi studiosi?

14 novembre 2008

Chernobyl ne è la prova


In questi giorni ricorre l'anniversario dei referendum che, nel 1987, hanno di fatto sancito l'uscita dell'Italia dal gruppo di paesi produttori di energia nucleare. Ventun anni fa, attraverso l'abolizione di tre articoli di legge, il popolo italiano sentenziava il rifiuto alla presenza di centrali nucleari sul territorio nazionale. Il tema, tuttavia, è rimasto nel dibattito pubblico e, anche recentemente, alcuni esponenti politici, tra cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, hanno espresso la volontà di tornare ad investire nella soluzione nucleare.
Fonte:
http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/ambiente/nucleare2/demos-nucleare/demos-nucleare.html

Sarebbe veramente vantaggioso utilizzare questo tipo di energia? L’ impiego dell’energia nucleare porterebbe a qualche miglioramento?

Ci sono alcuni vantaggi che secondo me spingono le persone ad avere un’opinione positiva per quanto riguarda il nucleare: prima di tutto perché le centrali nucleare non producono anidride carbonica che, come tutti sanno, è la principale causa dell’effetto serra; inoltre poichè producendo internamente allo Stato questo tipo di energia, ci sarebbe una maggiore stabilità economica che si tradurrebbe in un arricchimento cospicuo del paese cosa che, nella società di oggi, viene tenuta molto da conto.

Come in tutte le cose, però, ci sono anche degli svantaggi di cui bisogna tenere particolarmente conto e per quanto riguarda l'energia nucleare sono moltissimi. Il primo di questi, e il più importante, riguarda sicuramente le conseguenze in caso di incidente; le radiazioni a cui si è esposti infatti causano un maggiore rischio di morte per tumori cosa che con l'utilizzo di altri tipi di energia ovviamente non succede. Altri svantaggi sono legati alle scorie nucleari, che non possono essere distrutte in nessun modo, ai luoghi dove posizionere le centrali e le discariche per le scorie, poichè nessuno accetta di sacrificare territori propri per ospitare rifiuti tossici o centrali che li producono, e anche al terrorismo, infatti il rischio che le centrali siano prese di mira per attacchi terroristici è molto alto.
Per concludere esprimo il mio più grande dissenso per l'introduzione in Italia dell'energia nucleare perchè credo che sia un grande rischio per la nazione intera, la centrale nucleare di Chernobyl e ciò che ne è derivato ne sono la prova, e penso che chi affermi di volerla introdurre non pensi minimamente alle diverse conseguenze ma sia mosso solamente da motivi finanziari.

5 novembre 2008

yes, we can


Non era ancora calata la sera negli USA quando le televisioni di tutto il mondo hanno annunciato la schiacciante vittoria democratica: Barack Obama, il nuovo presidente degli Stati Uniti. Un afro-americano è il 44° presidente della più influente nazione del mondo.

Ma dopo una notte unica come questa potrà cambiare realmente il mondo? Il 4 novembre 2008 potrà veramente essere considerato il giorno della svolta? Riuscirà un nero a combattere contro le ingiustizie e a valorizzare le minoranze?

Le risposte, secondo me, si possono trovare nelle parole che il presidente ha espresso nel suo primo discorso da neoeletto: l'America non si trova davanti ad un cambiamento ma ad una possibilità di cambiamento. Il primo passo che il popolo americano ha fatto verso la svolta è stato quello di non abbandonarsi ad un aggressivo governo repubblicano, come era stato quello di Bush, ma di affidarsi ad un governo improntato sull'organizzazione di uno stato sociale, sulla salvaguardia dell'ambiente e sulla difesa delle minoranze. Per quest'ultimo motivo Obama è già diventato per molti un'icona, l'icona di un uomo di colore che appartiene ad una minoranza e che è riuscito a realizzare il proprio sogno diventando qualcuno ancora prima di essere stato eletto presidente. Obama, che grazie ai suoi meriti universitari avrebbe potuto continuare una ricca e promettente carriera di avvocato negli ambienti elitari degli USA, ha scelto di combattere per i più deboli e diventare l'emblema della possibilità di cambiamento.

Julie Black